Il mitico Bob Marley tra un “joint” e una melodia  non diceva mai di no ad una partita di calcio.


Il suo “guaritore” raccontava che  il cantante  morì per un cancro che gli sarebbe entrato da una ferita al piede rimediata proprio mentre giocava contro dei giornalisti.

Dopo anni e con una scelta che sicuramente aprirà le porte a molti dibatti tra proibizionisti da un lato  e fautori della liberalizzazione dall’altro,  la WADA  (la Word Anti Doping Agency – Agenzia Mondiale Antidoping)  ha recentemente  elevato il limite di cannabis consentito nello sport.

In ambito sportivo, infatti, fino alla recente modifica,  era considerato doping solo l’assunzione di quantitativi tali da produrre livelli THC (il tetraidrocannabinolo,) superiori al limite di 15 ng/ml.

In oggi, dopo la modifica, si è invece passati dai 15 ng di cannabis per millilitro di sangue  fissati nel 1999  agli attuali 150 ng, con  un  innalzamento di 10 volte superiore al precedente valore.

Secondo i primi commentatori della notizia tale novità dovrebbe portare ad una riduzione dell’80% dei casi di positività, venendo in contro alle richieste avanzate da tante federazioni sportive che più volte avevano sollecitato l’eliminazione della cannabis dalla lista delle sostanze proibite, in quanto gli effetti della sostanza, come sostenuto dalla comunità scientifica, sarebbero solo rilassanti e non produrrebbero  in concreto alcuna reale modifica nelle prestazioni sportive.

I dati statistici, infatti, confermano che nel 2011, rispetto alle positività totali degli atleti sanzionati per doping, ben l’8% aveva fatto uso di cannabis, il tutto accertato con un grande impegno di risorse e personale da parte dei laboratori nei controlli.

La ratio sottesa alla decisione, pertanto, dovrebbe essere quella di ottimizzare al massimo i controlli.

Il problema del precedente limite, infatti, era che con la soglia di 15 ng si rischiava di sanzionare anche il consumo occasionale, ad. es in occasione di  una festa (con la sola esclusione del fumo passivo,  la cui soglia era comunque sotto i 15 ng). La conseguenza della nuova apertura sarà che se in passato si poteva risultare facilmente positivi ai controlli antidoping  anche per un uso di cannabis pregresso di diverse settimane rispetto al controllo antidoping,  in futuro sarà più difficile, ma non impossibile. Con la nuova soglia di 150 ng si cerca sempre di scoraggiare l’uso della sostanza, in quanto l’assunzione della cannabis rimane sempre punibile, ma andando a colpire solo ed esclusivamente le positività più vicine alla gara. Tale riduzione permetterebbe in concreto di concentrare più risorse e personale sul doping vero e proprio, con un forte risparmio di soldi ed investimenti tutti da  dirottare al controllo e alla repressione di altro tipo di sostanze più pericolose  e realmente dopanti.

Non si può quindi parlare di una vera e propria liberalizzazione bensì di un piccolo cambiamento rispetto al passato.

Il caso più eclatante degli ultimi anni è stato sicuramente quello del pluricampione olimpionico di nuoto  Michael Phelps  che nel 2009,  a seguito di uno scoop giornalistico in cui venne fotografato  mentre  fumava da un cilum di vetro, fu squalificato per tre mesi dalla competente federazione.

Per analoghe vicende è stato  recentemente sanzionato con  due mesi di squalifica l’attaccante dell’Albino Leffe  Karamoko Cisse Gino per positività a un metabolita di tetraidrocannabinolo dopo un controllo antidoping al termine della partita con il Pavia,  mentre il portiere olandese dell’Ado Den Haag, è stato condannato a sei mesi con la condizionale e a 240 ore di servizi sociali

Le modifiche al regolamento lanciano, inoltre, numerosi spunti per riflettere sulla sottile linea che separa le sostanze stupefacenti e le sostanze dopanti e sui dibattiti in merito ai numerosi casi di assunzione di cocaina nello sport, sostanza anch’essa improduttiva di effetti sulle prestazioni  atletiche, e che in passato ha visto casi eclatanti come quello dell’ex campionessa di tennis Martina Hingis.

Sicuramente interessati alla nuova apertura della WADA saranno i movimenti come quello di Farid Ghehioueche, fondatore nel 1999 della Dynamo di Belleville,  fusasi poi  con lo Spartak Menilmontant dando origine Stella Rossa di Belleville squadra  simbolo dell’associazione “Cannabis Social Club” movimento che promuove non solo la liberalizzazione della marijuana, ma anche quella del calcio ganja. Memorabile fu lo gara della Stella Rossa con la squadra  del Paris Foot Gay, match che vide la squadra del Paris prevalere sugli avversari  in quanto decisamente più in forma, scattanti e meno “rilassati”.

Per il resto, occorrerà attendere il futuro per vedere i risultati a cui condurrà nella lotta mondiale al doping  questa nuova apertura della WADA.